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giovedì 3 aprile 2014

Riprendiamoci la terra!

Esistono diversi movimenti e personalità nel mondo che da anni sostengono come la monocoltura (ovvero la coltivazione di una sola specie in grandi appezzamenti di terreno), l'agricoltura moderna, le sementi OGM al posto di quelle tradizionali stiano impoverendo sempre più il terreno, che, se non fosse per l'uso della chimica, sarebbe totalmente improduttivo. Oltre a costringere i piccoli agricoltori ad indebitarsi per comprare le sementi ibride, spacciate come più produttive, ma spesso non adatte a certi territori come lo erano le specie autoctone. 
Emblematico il caso del riso in India: da migliaia di specie alle 5 attuali.
E' l'industria chimica (leggi "multinazionali") che determina le specie da coltivare, senza pensare minimamente alla preservazione delle specie vegetali e ai batteri che naturalmente arricchiscono il terreno, ma vengono uccisi dalla chimica.
Ma senza la chimica sarebbe possibile ottenere i rendimenti attuali?
Il dibattito è aperto e difficilmente risolvibile, visti gli enormi interessi in gioco.
Vorrei qui stimolare alla riflessione attraverso la visione di questi 2 film-documentari illuminanti. Dopo la visione ditemi se non vi è venuta voglia di coltivare?!

Soluzioni locali per un disordine globale è della francese Coline Serreau, che intervista personalità come Vandana Shiva, Pierre Rabhi, Lydia e Claude Bourguignon, il Movimento Lavoratori Senza terra, Kokopelli, M. Antoniets, Ana Pradeshi, Philippe Desbrosses, Joao Pedro Stedile, Serge Latouche, Devinder Sharma, Laurent Marbot, ecc. “Con questo film, mostro che ci sono in tutto il mondo, persone che, senza saperlo, fanno la stessa cosa, che hanno la stessa filosofia di vita e le usano le stesse pratiche con la Madre Terra".

Terra madre è invece una produzione italiana diretta da Ermanno Olmi, nell'ambito della seconda edizione di Terra Madre, un progetto concepito da Slow Food (movimento fondato nel 1986 da Carlo Petrini), per dare voce e visibilità a contadini, allevatori e pescatori di tutto il mondo che vogliono rivendicare il diritto a una produttività sostenibile in difesa delle identità e dei prodotti locali.

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